La Battaglia al ponte di Lodi

Oggi è il 10 Maggio e si commemora il giorno della Battaglia del Ponte di Lodi, avvenuta 225 anni fa, ricordando che quest’anno ricorrono duecento anni dalla morte di Napoleone avvenuta il 5 Maggio 1821.

Introduzione

Dopo aver risolto la questione legata all’assedio di Tolone del 1793 e aver difeso la Convenzione Nazionale due anni dopo, Napoleone viene nominato generale e, nel marzo del 1796, assume il comando della malandata Armata d’Italia.

Questa è essenzialmente un’armata male equipaggiata ma fondamentalmente di diversione, dato che, secondo il volere del Direttorio, la campagna contro l’Austria si sarebbe sviluppata lungo due direttrici sul Reno, per arrivare a Vienna.

Campagna d’Italia

Il 12 aprile 1796 inizia la Campagna d’Italia che porterà alla luce il genio militare ma anche notevoli capacità diplomatiche e politiche di Napoleone.

Entrando in Italia da Nizza, risale da Savona verso Cairo Montenotte e con diverse battaglie arriva il 19 aprile, solo una settimana dopo l’inizio della campagna, a sconfiggere i piemontesi nella Battaglia di Mondovì.

28 Aprile 1796 – Armistizio di Cherasco

Armistizio di Cherasco

A questo punto è già nella posizione di poter negoziare un vantaggioso armistizio, quello di Cherasco il 28 aprile, dal quale ottiene da Vittorio Amedeo III di Savoia non solo Nizza e la Savoia, ma soprattutto la neutralità del Regno di Sardegna e il libero passaggio delle truppe francesi.

Come attraversare il Po?

Beaulieu, comandante in capo degli Austriaci è indietreggiato dalle perdite fino a Valeggio, sulla sponda sinistra del Po, Napoleone per ingaggiarlo e sconfiggerlo deve passare questo fiume.

Ma non può farlo nei pressi di Valenza perché gli austriaci dominano il fiume e quindi il guado è troppo pericoloso. Napoleone studia le mappe e vede che tutto il territorio a nord del Po è sezionato fino a Mantova e Verona da diversi fiumi: non può procedere troppo ad est per non allungare troppo le linee di approvvigionamento e comunicazione, ma non vuole nemmeno ingaggiare gli austriaci troppo ad ovest perché sarebbero sicuramente già pronti ad accoglierlo.

Individua il punto corretto a Piacenza, già oltre Pavia che gli permettere di oltrepassare un altro fiume, il Ticino, e non Cremona che, oltre ad essere più lontana, è già sulla sponda sinistra che può dare modo agli austriaci di organizzarsi meglio se venissero a scoprire la manovra.

Organizza così una forza di avanguardia, circa 3600 granatieri e 2500 sciabole al comando di Claude Dallemagne, mentre il grosso delle forze rimane nei pressi di Tortona ed Alessandria per far credere che l’attraversamento possa ancora avvenire a Valenza.

Alle cinque del mattino del 5 maggio inizia la marcia che li porta, il 6 maggio nel tardo pomeriggio, a raggiungere Castelsangiovanni e la mattina del 7 maggio Napoleone minaccia i governatori del Ducato di Parma e Piacenza di invadere i loro territori.

È un bluff ma l’inganno riesce: la Francia ottiene un pagamento di due milioni di franchi, più aiuti logistici di cavalleria, bestiame e rifornimenti di grano e avena, in cambio Napoleone tratterà il ducato come stato neutro.

Movimenti della Campagna d’Italia del 1796

Napoleone in Lombardia

Alle 9 del mattino del 7 maggio si è liberi di cominciare l’attraversamento con l’aiuto di diverse chiatte e barconi requisiti.

Già nel pomeriggio due drappelli di ussari austriaci notano questi movimenti e vorrebbero ingaggiare le truppe nemiche, ma si rendono conto di essere già imponenti: i francesi sono in Lombardia e nell’attuale lodigiano. Anche se molte divisioni sono ancora indietro, addirittura presso Alessandria e arriveranno solo il 10 maggio con la Battaglia del ponte di Lodi.

Presso la località Ca’ Rossa (oggi dentro l’abitato di San Rocco al Porto) le prime fucilate francesi mettono in fuga le truppe imperiali austriache d’avanguardia.

E per tutto il giorno 7 gli austriaci impegnano le poche truppe francesi che intanto dilagano verso Guardamiglio e Fombio, facendoli continuamente arretrare a San Rocco.

Il generale austriaco Lipthay allora muove le sue truppe e l’8 maggio occupa Guardamiglio e Fombio per arrestare l’avanzata francese.

Napoleone teme che il loro inseguimento possa concludersi con l’attraversata imperiale dell’Adda e frapporre ancora una volta un fiume tra le due armate, quindi dispone per accelerare l’attraversata del Po di tutte le sue forze.

Durante l’8 maggio la battaglia per conquistare Fombio è furiosa, più volte le due forze si equilibrano e non è chiaro chi la spunterà, ma alla fine è la divisione di Dallemagne che riesce a far indietreggiare Lipthay a Codogno. L’austriaco pensa di resistere qui ma inseguito dalle truppe dell’avanguardia francese si ritira su Pizzighettone, le schermaglie tra i due eserciti continuano per tutta la giornata.

Codogno diventa una testa di ponte, Napoleone stesso da ordine di sorvegliare per le strade durante la notte, essendo una posizione posta su diversi crocevia di comunicazione.

Ed è proprio durante la notte tra l’8 e il 9 Maggio che nella piazza principale di Codogno si odono delle fucilate: è il 51° battaglione che, posto di guardia, nota nell’oscurità alcune truppe di austriaci, inviate da Beaulieu per coprire la ritirata di Lipthay e nel tentativo di riprendere la cittadina.

La Harpe, uditi gli spari e appena rientrato dall’inseguimento di Pizzighettone è tranquillo, non può certo immaginare siano rinforzi da Pavia, ed entra nella piazza in piena notte mentre questi scontri sono in atto.

Scoppia il panico, truppe che sparano contro chiunque, cavalli che scappano spaventati, qualcuno che dal 51° urla “Francia!” e gli spari si fermano istantaneamente: ci si accorge con sgomento che è fuoco amico, mentre pochi austriaci si arrendono ad un angolo della piazza.

Ma La Harpe è morto, ucciso dal fuoco amico, Napoleone il giorno dopo, il 9, scrive un dispaccio pieno d’onore per il generale che sarebbe stato destinato a grandi imprese.

Il 9 Maggio quindi le truppe di Beaulieu si ritirano da ovest, a Pavia, verso Lodi, mentre Napoleone studia la situazione e converge da Codogno su Lodi: vuole evitare che gli austriaci passino l’Adda che complicherebbe uno scontro campale.

10 Maggio 1796 – Battaglia del Ponte di Lodi – Louis-François Lejeune

La Battaglia del ponte di Lodi

Il 10 Maggio quindi lo scontro a Lodi appare inevitabile, ma già alle prime luci del mattino le truppe austriache sono al riparo al di là del fiume Adda.

Napoleone fa occupare la città facilmente, dato che ormai è sguarnita mentre le forze austriache comandate da Sebottendorf, continuano la ritirata verso Crema, ritenendo impossibile a quel punto che i francesi provino a passare il ponte, data la pericolosità dell’impresa.

Già normalmente attraversare con un attacco un ponte lungo duecento metri e largo otto, con la sponda sinistra, quella difesa, più elevata e fortificata, è un’idea audace. Con gli austriaci che schierano tre battaglioni e sei cannoni in prima linea con tiro diretto e altri otto con tiro incrociato sul ponte, più altri cinque battaglioni e cavalleria di riserva, è davvero folle.

Ma i francesi sono determinati e formati da un’avanguardia sanguinaria e professionale, inoltre Napoleone sa che, date le sconfitte inferte nelle ultime tre settimane, uno scontro vittorioso sarebbe stato definitivo contro Beaulieu.

Piazza così quattro cannoni sulla sponda destra per disturbare il fuoco di artiglieria, mentre da ordine a due delle sue cavallerie, comandate da Beaumont e Kilmaine, di cercare un guado del fiume a monte e a valle del ponte, per accerchiare le forze austriache e attaccarle sul fianco.

Poi dalla torre di San Francesco con il cannocchiale osserva la situazione e vede che le forze nemiche sono piuttosto allungate, intuisce che un attacco fulmineo può riuscire.

Fa incitare le truppe direttamente da Massena, Augereau, Dallemagne, i grandi generali della campagna d’Italia e sul tardo pomeriggio verso le sei, dopo un ritardo dovuto ad un avvistamento di una truppa austriaca che sembrava poter disturbare l’operazione, subito inseguita e messa in fuga, l’attacco inizia.

Viene aperta la Porta Adda e i francesi si infilano sul ponte subito bersagliati violentemente dagli imperiali.

Per diverse ore i francesi sono investiti da un fuoco impietoso e quando anche riescono quasi ad arrivare al di là della sponda, vengono sempre ricacciati indietro.

Quando le forze cominciano davvero a vacillare, i generali intuiscono il pericolo di perdere la battaglia e si portano loro stessi alla testa, guidando l’attacco: si arriva appena oltre la metà del ponte quando i soldati francesi si accorgono che dove il ponte appoggia su un isolotto, a circa due terzi della lunghezza, poi da lì l’altezza dell’acqua è più bassa e probabilmente guadabile a piedi.

Questa cosa da nuova forza e vigore agli uomini che cominciano a calarsi scavalcando i parapetti giù dal ponte, sotto il continuo fuoco nemico, ma a quel punto sono in tantissimi e, con l’acqua alla cintola, arrivano sulla riva opposta dove con le baionette cominciano a contrattaccare.

Arriva anche la riserva di Sebbotendorf che da Santa Maria della Fontana attacca a spron battuto con la cavalleria napoletana (in forza agli austriaci) che quasi ricacciano gli stremati granatieri sul ponte.

E a quel punto che, dalla strada di Mozzanica, entra in gioco la cavalleria di Beaumont, con in testa il capo squadrone Ordener: si tratta di trecento cavalieri che attaccano di sciabola il fianco destro austriaco, travolgendolo.

Gli austriaci cedono, dalla Porta Adda continuano ad uscire francesi, sempre più rinvigoriti dall’imminente vittoria, gli imperiali sono in rotta verso Crema: ormai è notte e sia le tenebre che la stanchezza non permettono a Napoleone di inseguire i nemici.

Conclusioni

La battaglia del ponte di Lodi è il primo scalino della scalata di Napoleone, ed è anche quella che inizia una ricca iconografia del futuro imperatore: pur essendo Bonaparte assente sul ponte durante l’attacco (come abbiamo detto seguiva le operazioni dalla torre San Francesco o comunque all’interno della Porta Adda) in diversi dipinti dell’epoca viene ritratto alla testa dei suoi uomini che li incita: è chiaro il messaggio politico.

Napoleone stesso, la sera di Lodi scrive: “Fu solo nella serata di Lodi che cominciai a ritenermi un uomo superiore e che nutrii l’ambizione di attuare grandi cose che fino a quel momento avevano trovato posto nella mia mente solo come un sogno fantastico.”

Effettivamente la vittoria dei francesi a Lodi, apriva le porte di Milano e della Lombardia alla repubblica francese e ai suoi ideali di libertà cominciati con la Rivoluzione Francese, alla nascita delle repubbliche Cispada e Traspadana, Cisalpina e Italiana, nonché alla nascita del tricolore italiano, attestato per la prima volta il 13 Maggio 1796 a Cherasco, suggellata poi il 7 Gennaio 1797 a Reggio Emilia.

7 Gennaio 1797 – prima bandiera italiana con tricolore

Nonostante poi la successiva caduta di Napoleone a Waterloo nel 1815 e la sua morte a Sant’Elena il 5 Maggio 1821, comunque le sue idee, e la sua grandezza partita da Lodi, saranno il germoglio di ciò che sarà il Risorgimento Italiano.

Bibliografia

  • Carlo Botta, Supplemento alla Storia d’Italia, Nistri e Capurro, Pisa, 1825
  • Giuseppe Agnelli, La battaglia al ponte di Lodi e la settimana lodigiana di Napoleone Bonaparte, 8-15 maggio 1796 (con appendice), Lodi, Lodigraf, 1990 (ripresa dalla 1ª ed.: Lodi, Biancardi, 1934). ISBN 88-7121-058-1.
  • David G. Chandler, Le campagne di Napoleone, vol. I, 9ª edizione, Milano, BUR, 2006 [1992], ISBN 88-17-11904-0.

Laus Pompeia: toponomastica

Proprio ieri sera, durante una serata con amici post presentazione di un romanzo storico, mi sono ritrovato a dire loro dell’origine del nome di Lodi.

Mi rendo conto che uscirsene con una frase tipo “Lodi prende il nome da allodola” il venerdì sera, al bar, mentre si sta bevendo qualcosa in compagnia, possa sembrare qualcosa dettato da un eccesso di euforia.

E allora spieghiamolo meglio.

Da diverse fonti apprendiamo che Lodi nasce da vicissitudini legate ad un altro centro abitato distante circa 7km in linea d’aria: Lodi Vecchio.

Fu proprio questo insediamento, fondato dai Celti Boi intorno all’anno 600 a.C. a prendere il nome di Laus, lo dice chiaramente Plinio il Vecchio (Gaio Plinio SecondoNaturalis historia III, 78-79).

Come sempre, per molti avvenimenti e nomi di quel tempo, ci sono diverse chiavi di lettura e leggende, e raramente si hanno notizie certe.

Non è stato tramandato il toponimo gallico del tempo, ma la tradizione riporta di un nome “Alauda” (allodola, un uccello sacro per i Galli) da cui si declinò il nome “Laus” (Philippe Daverio, Sulla Buona Strada, Edizione Ampliata).

lodi-vecchio-1930
Stemma civico comune di Lodi Vecchio dal 1930 al 1963. Si noti l’allodola in alto a sinistra.

A tal proposito, nello stemma civico del comune di Lodi Vecchio dal 1930 al 1963, viene raffigurata anche un allodola.

E perché “Pompeia”?

A questo punto come si passa da “Laus” a “Laus Pompeia”?

Nulla di più semplice, e anche abbastanza normale ai tempi dei Romani: nell’89 a.C. viene rinominata in quel modo in onore del console Gneo Pompeo Strabone (tipica, appunto, come si diceva, dato per esempio che Torino nacque come Augusta Taurinorum in onore dell’Imperatore Augusto – 28 a.C.) che in effetti promosse questo centro dandogli molta più dignità ed importanza, concedendo ai loro cittadini il diritto latino.

Da Lodi Vecchio a Lodi

Rimane quindi da definire come mai questa toponomastica si trasferì da Lodi Vecchio a Lodi o meglio: come mai l’origine di Lodi sia Lodi Vecchio che non si trova esattamente nello stesso punto (come già detto Lodi è a circa 7km ad Est da Lodi Vecchio).

Per questo occorre fare un salto di qualche secolo: 1158 d.C.

Durante tutto il Medioevo, Laus Pompeia subì la vicinanza di Milano, dopo una lunga serie di scontri sfociati in una guerra, le milizie ambrosiane la distrussero ben due volte.

Federico Barbarossa – Imperatore del Sacro Romano Impero 1152-1190

Nel 1158, e precisamente l’8 giugno, Federico Barbarossa, Imperatore del Sacro Romano Impero, dopo aver redarguito Milano per l’atteggiamento reprimente verso le genti laudensi, rifondò Laus Pompeia in una zona più strategica: verso il fiume Adda presso il monte Guzzone (o colle Eghezzone) chiamandola Lodi.